In questi giorni i bambini sono a casa da scuola per le vacanze di Carnevale e saremmo dovuti andare al mare ospiti di amici, ma gli strascichi dei malanni ci hanno costretti ad annullare i nostri programmi. Niente di grave, solo le solite influenze di stagione che, con gli sbalzi termici, si fanno sentire di più.

Visto che siamo rimasti a casa ne abbiamo approfittato per vedere Perfect Days di Wim Wenders, un film che inseguivamo da inizio gennaio e che volevamo assolutamente vedere.

Una storia fatta di piccolissime azioni quotidiane che il regista tedesco ha girato in Giappone (paese che conosce bene e dove aveva già girato negli anni ‘80 il documentario Tokyo-Ga) in poco più di due settimane, ma che gli è bastato per ricevere la candidatura agli Oscar e più di un riconoscimento al Festival di Cannes.

Il protagonista Hirayama conduce una vita semplice scandita da una routine sempre uguale a se stessa: si dedica con cura e passione al suo lavoro di addetto alle pulizie dei bagni pubblici The Tokyo Toliet, alle piante che innaffia ogni mattina,

all’amore per i libri e le audiocassette con la musica degli anni ‘70 e alle fotografie analogiche che scatta ogni giorno alla luce che filtra tra le foglie degli alberi (Komorebi si dice in giapponese).

Da questo film si apprende che basta così poco per essere felici e uscire di casa col sorriso ogni mattina, proprio perché non abbiamo in programma niente di straordinario, ma il continuo prendersi cura di qualcosa di collettivo (i bagni pubblici nel caso di Hirayama, ma possiamo sostituirlo con qualsiasi altra cosa facciamo nelle nostre vite) ci darà un senso così profondo che non potremo far altro che gioirne.

Il segreto per essere felci forse sta proprio qui vicino a noi, ora, ed è sempre utile ricordarselo, soprattutto quando il mondo fuori sembra andare a rotoli e non troviamo più un senso o un centro: come suggerisce il protagonista alla nipote «Adesso è adesso, la prossima volta è la prossima volta».