Komorebi (木漏れ日): nella lingua giapponese esistono delle parola che non possono essere tradotte con un solo termine, ma hanno bisogno di più parole per renderne il significato.
Komorebi è la luce che filtra tra le foglie degli alberi, un momento breve, ma inteso, che esprime uno stato d’animo, una sensazione che è sfuggente, come i raggi di sole che filtrano tra le foglie degli alberi di un bosco. Una sensazione magica, ma allo stesso tempo anche malinconica, che ci ricorda l’impermanenza e la mutevolezza costante di tutte le cose.
Ieri è venuto a mancare un nostro caro amico e vicino di casa, tra i fondatori e primi abitanti del Villaggio Verde, abbandonando un corpo ormai debilitato dalla malattia, aggiungendosi alla conta di quelli già lasciati da un’epidemia che rende tragicamente difficile la vicinanza fisica agli ammalati e ai loro cari nel momento in cui ne avrebbero più bisogno.
La sensazione di vuoto e di sospensione che lasciano le morti senza poter assistere e salutare un ultima volta il corpo fisico, rendono ancora più difficile l’elaborazione del lutto. Sembra che non sia successo e che la persona possa tornare da un momento all’altro come ha sempre fatto. La nostra mente prova a difendersi da qualcosa che non riesce a comprendere e che ci fa soffrire.
Per seguire le sue volontà verrà piantato un albero per lui qui al Villaggio Verde, il luogo in cui ha scelto di vivere, che è stata la sua casa e allora ogni volta che la luce filtrerà tra le foglie di quell’albero sarà come se una parte di lui tornasse qui per salutarci ancora.
Buon viaggio Gian.